sabato 31 luglio 2010

E’ morta a Roma, all’età di 96 anni, Suso Checchi d’Amico. Nella sua lunga carriera, la celebre sceneggiatrice
ha collaborato con registi del calibro di Mario Monicelli, Michelangelo Antonioni e Luchino Visconti…
Si è spenta a Roma, all’età di 96 anni, Suso Checchi d’Amico (Giovanna Checchi). Considerata una delle più importanti sceneggiatrici italiane, ha contribuito a costruire il cinema del nostro Paese scrivendo sceneggiature variegate, dalle commedie ai drammi.
Nata a Roma nel 1914, ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni quaranta del secolo scorso, collaborando con altri sceneggiatori a film come Ladri di Biciclette, Le Mura di Malapaga e I Soliti Ignoti. Negli anni cinquanta ha seguito registi come Luigi Zampa, Ennio Flaiano e Cevare Zavattini, contribuendo alla stagione neorealista; ha poi lavorato con Luchino Visconti, scrivendo film come Bellissima (1950), Senso (1954), Rocco e i Suoi Fratelli (1960), Il Gattopardo (1963), Lo Straniero (1967) e Ludwig (1973). Per Michelangelo Antonioni ha scritto forse i film più interessanti (anche se non i più noti), come I Vinti (1952), La Signora senza Camelie (1953) e Le Amiche (1955). Tra gli altri registi con cui ha collaborato ci sono Francesco Rosi, Luigi Comencini (per il quale ha scritto anche Le Avventure di Pinocchio per la TV e Cuore) e la figlia Francesca (La Fine è Nota) e Mario Monicelli, del quale ha scritto tantissime pellicole.
Numerosi i premi che ha ricevuto durante la sua carriera, tra Nastri d’Argento e David di Donatello, oltre al Leone d’Oro alla Carriera nel 1994 alla Mostra del Cinema di Venezia. Fonte: ANSA

Addio a Suso Cecchi D’Amico. Sceneggiò lacrime e gioia

Molte delle più belle risate della nostra vita le dobbiamo a lei. Ma anche qualche lacrima, per non parlare dei sussulti legati alle grandi storie d’amore. A lei, a Suso Cecchi D’amico, regina degli sceneggiatori italiani, morta ieri a 96 anni.
Tutte le righe di questo ricordo (e molte, molte di più) potrebbero essere riempite solo citando i titoli dei film che ha scritto, quasi sempre insieme ad altri personaggi di pari talento.
Perché il cinema italiano dell’età dell’oro, quello a cui ha dato un contributo fondamentale per oltre mezzo secolo, lavorava così: in tanti riuniti a scrivere attorno a un tavolo, litigi e rimbrotti a non finire e poi, alla fine, il miracolo. Sono nati in questo modo capolavori comici come I soliti ignoti e Peccato che sia una canaglia, film-mito come Ladri di biciclette, le sontuose produzioni viscontiane, da Senso a Rocco e i suoi fratelli fino a Il Gattopardo; e poi ancora le pellicole migliori di Michelangelo Antonioni, Francesco Rosi, Luigi Comencini.
Ecco, con tutti questi geni del cinema ha lavorato Suso e in tutti i film citati, portando sempre qualcosa di suo, di originale, di curioso. Perché lei era così: una donna vivissima, intelligentissima, coltissima. Ci si perdonino i superlativi, ma quando ce vò ce vò. Figlia dello scrittore Emilio Cecchi, appassionata da giovane di traduzioni (insieme al padre) di grandi della letteratura francese e inglese, moglie del musicologo Fedele D’Amico. Uno straordinario retroterra, che tuttavia non sembrava in un primo momento destinato al mondo del cinema.
E invece… e invece, come ognuno sa, Roma diventa subito dopo la Liberazione la massima fucina mondiale di idee e persone per la settima arte. Suso entra in questo magico calderone (fra l’altro, lei stessa ricordava come una delle sue occupazioni fosse stata quella, assai inusuale, di una sorta d'”istitutrice” di alcune delle protagoniste femminili di Roma città aperta di Rossellini). Dunque proprio lei, che per sbarcare il lunario era stata prima della guerra segretaria al ministero delle Corporazioni, si ritrova a parlare, pensare, scrivere di cinema.
Un attimo di sosta, prego. Allora il cinema non era per nulla quello che è adesso. Il cinema era, semplicemente, tutto: il sogno della povera gente ma anche dei benestanti, il divertimento di tutti, il mondo “altro” che si apriva ogni sera sul grande telo bianco. Un miliardo e più di biglietti venduti ogni anno, con una popolazione assai inferiore all’attuale. Prime, seconde, terze, quarte visioni; cinema all’aperto, cinema parrocchiali… Insomma, insieme alla radio e alle riviste

INFO: Il Sole24ore Addio a Suso Cecchi D’Amico. Sceneggiò lacrime e gioia

SUSO CECCHI D’AMICO: IN LEI 2 DINASTIE DI INTELLETTUALI
MARITO MUSICOLOGO ODIAVA IL CINEMA;TRA DONI NOZZE ASSEGNO CUCCIA
di Silvia Lambertucci

”La tua non e’ una famiglia, e’ una dinastia”, scherzo’ un giorno il produttore Peppino D’Amato. E basta un’occhiata all’incredibile albero genealogico di Suso Cecchi D’Amico, che si incrocia con quello altrettanto di peso del marito, il musicologo Fedele D’Amico, per rendersi conto che e’ stata il punto di congiunzione tra due grandi dinastie. Espressione, con il suo straordinario contributo al cinema italiano, dell’incontro e qualche volta dello scontro, fra due anime diverse e tutte e due egualmente importanti della cultura italiana. Due famiglie importanti, i Cecchi e i D’Amico. Tanto che al matrimonio tra i poco piu’ che ventenni Suso e Lele, festeggiato alle soglie della seconda guerra mondiale con un fastoso ricevimento all’Hotel de Russie di Roma, arrivo’ come dono anche un assegno del banchiere Enrico Cuccia. Lei era la figlia del toscano Emilio Cecchi, grande firma del Corriere, dominatore incontrastato dell’agone letterario. Lui del romano Silvio D’Amico, la massima autorita’ nella critica teatrale di allora, direttore dell’Accademia D’Arte Drammatica. Cosi’ poco incline verso la settima arte, da offendersi a morte se qualche allievo si lasciava tentare da una comparsata. Un’antipatia per il cinema che passo’ nel sangue al figlio musicologo Fedele, Lele come lo chiamavano sempre tutti, che qualche anno dopo quel matrimonio, confessava candidamente in una lettera all’amico Rudolf Arnheim, ”non ho visto nessun film di Suso, la mia avversione al cinematografo e’ quasi insormontabile”. Il cinema, effettivamente, entrera’ solo qualche anno piu’ tardi nella vita di Suso. Ma sara’ con un dono delle nozze, la piccola Olivetti che le aveva regalato la sorella Giuditta, che nel 1942 scrivera’, insieme con Ennio Flaiano, la sua prima sceneggiatura per l’amico Renato Castellani. Era l’adattamento per il cinema di Avatar, un romanzo di Theophile Gautier. Il film non si fece. Suso pero’ non lascio’ piu’ quella Olivetti, per tutta la sua incredibilmente lunga e intensa carriera. Nel cinema si fece spazio con capacita’ non comuni, in gran parte legate a quelle due famiglie. Porto’ in dote un’erudizione rara, la conoscenza profonda delle letterature e dell’arte (ereditata anche dalla mamma Leonetta che era pittrice), una dimestichezza con l’inglese che le permise sempre di trattare alla pari con i committenti americani, ma anche un forte senso pratico, la sensibilita’ di non invadere lo spazio del regista e una grande capacita’ di stare con la gente, di discutere in allegria, di mediare, di unire. Il salotto della sua casa romana era spesso affollato di amici e di discussioni, anche in quel caso riprendendo una tradizione di famiglia, quella del padre Emilio, che usava ricevere tutte le domeniche pomeriggio. In quegli anni, gli sceneggiatori erano spesso tanti per un solo film, Suso divenne presto l’unica indispensabile. Adorata da Visconti, con il quale ebbe un rapporto specialissimo e il vero grande sodalizio, ma anche da De Sica (e’ di Suso l’idea del finale di Ladri di biciclette) da Rosi, Monicelli e da tutti i piu’ importanti registi del Novecento fino ai giovani di oggi. Capace come nessuno di guidare la macchina del film, amata anche dagli attori e dai colleghi, che si innamoravano a frotte. Lei, che con il marito Lele rimase tutta la vita, ne rideva, ”non sono una da amori”, diceva. C’e’ molto di lei, nel commento commosso di Claudia Cardinale: ”Era straordinaria anche perche’ era una donna normale”.
FONTE: ANSA.IT

Claudia Cardinale, con Suso momenti d’oro
Sul set del Gattopardo medio’ tra Visconti e Lancaster

(ANSA) – ROMA, 31 LUG – ”Con Suso e con Visconti ho vissuto i momenti d’oro del cinema italiano”, dice Claudia Cardinale ricordando Suso Cecchi D’Amico.Sul set del mitico film Il Gattopardo, racconta l’attrice, la sceneggiatrice – scomparsa oggi a 96 anni – riusci’ a far andare d’accordo il grande regista e il grande attore Burt Lancaster, imposto dalla produzione e all’inizio non proprio ben accetto a Visconti.

Zeffirelli: «Geniale» Monicelli: «Aveva l’intuito femminile»

Mario Monicelli, 95 anni, dice della scomparsa Suso Cecchi d’Amico: «Anche quando non compare nei titoli di coda, lei è presente nei miei film. Mi rivolgevo sempre a lei per decidere come impostare certe scene. Aveva la capacità di trovare soluzioni con uno sguardo femminile». Commosso anche Franco Zeffirelli, 87 anni: «Di destra o di sinistra, eravamo tutti innamorati di lei. Era una mamma e una sorella per tutti. Bastava chiamarla per avere consiglio. Alessandro Blasetti non faceva un passo senza di lei, ma anche Pier Paolo Pasolini era tra i frequentatori della sua casa».
INFO: http://www.bresciaoggi.it

Altre informazioni sulla sua carriera sono disponibili:
su Wikipedia
su Leggo www.leggo.it

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