Annunciati i finalisti. Lorenzo Tomasin critica «la dubbia qualità» della prosa in Italia

Il Teatro La Fenice di Venezia dove sabato 15 settembre si svolgerà la finale del Premio Campiello 2018
di Marisa Fumagalli
Una «requisitoria» sullo stato della letteratura italiana. È cominciata così, dopo i saluti di rito, la seduta pubblica nell’Aula Magna del Bo a Padova dove venerdì 25 maggio la Giuria dei Letterati ha votato la cinquina delle opere finaliste del Campiello 2018, il Premio fondato dagli industriali del Veneto. «È arduo compito per noi scegliere i libri migliori di narrativa. Certo, capolavori non ve ne sono. Ma in generale è dubbia la qualità della produzione scritta… Le case editrici sembrano perseguire logiche mercantilistiche…».
Il j’accuse di Lorenzo Tomasin, docente di Filologia romanza, il giurato che si è assunto il compito di introdurre i lavori, risuona come una sferzata. Mai nella precedenti edizioni del Campiello, pur costellate di accenti critici, si erano sentite espressioni come «italiano editoriale, stile mediocre, insapore, incolore». Tomasin sembra rubare il mestiere al presidente della giuria di questa 56ª edizione, l’ex procuratore di Venezia Carlo Nordio.
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