vissero di luce propria o riflessero la spettacolare magia di quella Ellenica?
di Nadia Angelini
Una indubbia ragione in tutto quello che si riferisce agli schemi compositivi, alla trattazione di alcuni elementi costruttivi dell’arte Etrusca in genere, di quella architettonica e strutturale in particolare, non ha che da essere rapportata forse per ispirazione, se non addirittura per una forma di dipendenza, al mondo greco.
Questo fenomeno è chiaramente visibile in ogni opera Etrusca ,dal periodo arcaico fino a giungere alla tarda età ellenistica.
Gli Etruschi tuttavia hanno una visione che tende ad allontanarsi, forse addirittura a sganciarsi dalla greca, come a rivendicare una assoluta originalità artistica.
Le differenze (non molte in verità), lasciano molti dubbi sull’autenticità di percorso che i superbi Italici tentarono di intraprendere allontanandosi così, quasi per una sorta di rigetto, da tutto ciò che l’arte greca aveva rappresentato e dalla quale sin dall’epoca Villanoviana avevano tratto spunti e incorporato tratti.
Qui chiaramente si evidenzia la profonda diversità di pensiero che sorresse il cammino di questi due popoli, tanto simili in alcune cose, così diversi per altre. Furono le tendenze caratterialmente lontane che, insieme alle finalità pratiche del quotidiano, indussero gli Etruschi alla non eccelsa cura di certe forme d’espressione artistica; come l’architettura e la statuaria, per dedicarsi ad altre, come la coroplastica, ossia l’arte della creta, la bronzistica, e quelle connesse, alle cosiddette arti minori.
L’edilizia monumentale è assolutamente distante alla perfezione delle forme espressa dai Greci o dai Romani.
Le strutture murarie per esempio, edificate con blocchi di pietra sono riscontrabili quasi esclusivamente per ciò che riguardò le costruzioni di opere militari e tombe, mentre tutto ciò che li vide impegnati in edifici sacri e civili, appare limitato alle fondazioni, poiché all’edificazione delle parti elevate dedicarono materiali più leggeri, quali il legno, il pietrame, i mattoni crudi e la terracotta, per cui è chiaramente intuibile il motivo per a noi non fece giungere, che le piante e qualche elemento decorativo, di questi edifici, in cui nonostante tutto è possibile raffigurare l’aspetto originario, sulla base dei modelli offerti dai sepolcri rupestri e da urne che ne imitano le forme. Le pietre maggiormente impiegate sono i calcari, il travertino, le arenarie, il tufo; tutte di estrazione locale.
Non è reperibile in nessun caso l’impiego del marmo; tanto utilizzato nell’architettura ellenica, tuttavia c’è indubbiamente da osservare che lo sfruttamento delle cave di marmo di Carrara è riconducibile in era successiva e cioè a quella romana. Il genere delle murature varia dalla tecnica dei grandi blocchi semilavorati ed irregolari, a quella dei piccoli blocchi finemente lavorati che sono reperibili soprattutto nelle città dell’Etruria meridionale. Questo fenomeno tuttavia non è riconducibile a particolari tecniche di costruzione che possano apparire più avanzate di altre, ma dovute piuttosto a particolari condizioni di materiale, di capacità delle maestranze e di fretta nella costruzione.
Infine l’interrogativo da porsi, data l’esistenza di spunti autonomi nella produzione-etrusca, è se ci sia una continuità nelle tendenze di gusto in questo Popolo o piuttosto l’ardore di un desiderio di differenziazione, voluto per affacciarsi alla storia in modo autonomo? Fatto è che ci si chieda da sempre: fino a che punto ed in che senso è giusto parlare della esistenza di un’arte architettonica solamente etrusca? Per i critici che se ne occuparono, fu da considerare come un fenomeno provinciale dell’arte greca. Le opere, considerate rozze ed ogni ritrovamento di pregio artistico fatto in Etruria, fu attribuito a mano greca.
E’ doveroso però rilevare quanto la critica, a partire da questo secolo, e per gli approfonditi studi di Riegl sull’argomento, abbia invece riconosciuto come grande espressione di validità, data da esperienze artistiche diverse, da quelle che furono sempre soltanto attribuite , alla architettura ellenico-classica. E’ da qui in poi che il valore etrusco fu preso in esame e valutato positivamente. l’Apollo di Veio, come il Bruto Capitolino, entrambi di recente scoperta, portarono più o meno cautamente, ad affermare l’originalità e l’autonomia dell’arte etrusca, rispetto alla greca, per una sua diversa ed inconfondibile visione della forma. Sia come sia; molti nodi sono ancora da sciogliere, tanta chiarezza ha bisogno di trovar luce e comunque ancora tanto ci si attende di sapere, su questo eclettico ed ermetico Popolo.
Nadia Angelini

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