123218462 - Cento anni sono trascorsi da “Ossi di Seppia”, del premio Nobel Eugenio Montaleossi di seppia originale - Cento anni sono trascorsi da “Ossi di Seppia”, del premio Nobel Eugenio Montalemonterosso - Cento anni sono trascorsi da “Ossi di Seppia”, del premio Nobel Eugenio Montale

Cento anni sono trascorsi dalla prima pubblicazione di “Ossi di Seppia”, del premio Nobel Eugenio Montale

Monterosso è il luogo dell’anima di Eugenio Montale, descritto in tantissime liriche. Oggi il Parco Letterario Eugenio Montale nelle Cinque Terre, parte della rete Società Dante Alighieri, è il posto più autentico di questo tratto dell’estremo levante ligure, con angoli nascosti fatti di colline che si gettano a picco nel mare o dei “ciàn” sorretti dai muretti a secco, immagini che hanno reso famoso in tutto il mondo questo tratto frastagliato della costa ligure.
Il percorso, caro al poeta, ricco di natura e cultura, va da Piazzale Belvedere sul mare verso San Francesco e rappresenta il luogo eletto in cui Montale ha scritto  “Ossi di Seppia”.

Monterosso al Mare: il “luogo-mondo” di Montale

La casa della famiglia Montale, una villetta chiamata Villa Montale o Villa la “Pagana”, si trova sulla collina del paese, immersa nel paesaggio aspro e luminoso della Riviera ligure. Il paesaggio di scogliere, ulivi, mare e luce accecante è lo sfondo fisico e simbolico delle sue poesie. Molti testi di Ossi di Seppia contengono riferimenti diretti a luoghi precisi della zona: Sca, la scogliera, i Carrugi, la spiaggia sassosa. La Villa Montale a Monterosso è ancora visibile (anche se è di proprietà privata), e nel borgo vengono organizzate visite guidate, letture poetiche e percorsi tematici legati al poeta.

Esiste un “Sentiero Montaliano” che ripercorre i luoghi descritti nei suoi versi, accompagnato da pannelli con citazioni poetiche.

Il paesaggio come metafora
In Ossi di Seppia, il paesaggio ligure non è mai solo “decorativo”, ma si trasforma in metafora della condizione umana:

La secchezza e l’aridità della terra riflettono l’impossibilità dell’uomo moderno di trovare un senso. Gli elementi naturali (il sole, il vento, il mare) diventano segni opachi, indifferenti all’uomo.
In alcune poesie tratte da Ossi di Seppia il paesaggio ligure, in particolare Monterosso al Mare e la Riviera ligure di Levante, è fortemente presente e simbolicamente carico. Per esempio in “Meriggiare pallido e assorto” Scritto proprio a Monterosso, il poeta descrive un meriggio assolato nel paesaggio secco e pietroso dell’entroterra ligure. Il Paesaggio simbolico è dato dal muro d’orto, le spine, i merli, le serpi: elementi reali e secchi che evocano il male di vivere, l’insofferenza, la condizione esistenziale chiusa, senza sbocchi:

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi…

In “Spesso il male di vivere ho incontrato” c’è un’ ambientazione essenziale e secca, tipica del paesaggio ligure, che qui diventa emblema esistenziale. La visione della  natura non consola, ma riflette e amplifica il dolore dell’uomo:

Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.

E ancora ne “I limoni” v’è il simbolo di una poesia essenziale, fatta di verità quotidiana e di attese silenziose, dove la poesia è programmatica e il paesaggio ligure – selvatico, concreto, aspro – è contrapposto alla retorica poetica del passato:

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
ditti dove in pozzanghere
mezzo seccate si agita qualche anguilla…

Il Libro e l’edizione Iniziale…
Pubblicato nell’anno  1925, dalle Edizioni di “La Rivoluzione Liberale” di Torino (l’editrice di Gobetti). Venduto per circa 500 copie, la tiratura pare fosse limitata a 530 esemplari, con una pubblicazione quasi artigianale e di piccola diffusione, ma influente tra gli intellettuali e i critici letterari.

Le ristampe successive del 1931, presentarono  una nuova edizione ampliata da parte di Edizioni di Solaria (Firenze), che rese Ossi di Seppia più conosciuto in ambienti letterari. Successivamente nel 1942, una terza edizione fu pubblicata da Einaudi, casa editrice con cui Montale collaborò a lungo. Da allora, Ossi di Seppia è stato ristampato numerose volte da editori come Mondadori (nelle Opere Complete), Einaudi, Garzanti, diventando un classico della poesia italiana.
Non esistono dati certi sul numero complessivo di copie vendute nel corso del Novecento, ma Ossi di seppia è considerata una delle raccolte poetiche più studiate, ristampate e lette della letteratura italiana contemporanea.

Le copie originali del 1925, sono molto rare e preziose. La prima edizione di Ossi di Seppia pubblicata nel 1925 da Piero Gobetti è un vero gioiello per bibliofili e collezionisti. Per riconoscerla occorre osservare le Caratteristiche bibliografiche: Titolo: Ossi di Seppi,; Autore: Eugenio Montale, Editore: Edizioni di “La Rivoluzione Liberale”-Torino, pubblicata nel novembre 1925, in Formato 8° (circa 21 cm), con 98 pagine.
La Copertina è in brossura beige chiaro (o grigio chiaro), con titolo e autore stampati in nero o blu. Non contiene immagini o illustrazioni, e l’apparato tipografico è molto semplice, quasi essenziale. La carta è di tipo economico, leggermente porosa e ingiallita dal tempo. Alla fine del volume è stampato il nome della tipografia (“Tip. Fratelli Pozzo – Torino”) e talvolta la data. Il Frontespizio è Molto sobrio, con solo titolo, autore e editore. Il libro non contiene nessuna prefazione o apparato critico. Il Formato è artigianale, la legatura in brossura cucita, non rilegata.

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Ossi di Seppia, Eugenio Montale

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