
Di Enrico Cinotti
I consumatori hanno vinto una prima, significativa, battaglia del grano. Se la guerra per avere una materia prima davvero “pulita” è ancora lunga, le nuove analisi del Salvagente su 23 campioni di pasta (da De Cecco a Barilla, da Garofalo a La Molisana, da Alce Nero a Rummo, da Divella a Granoro fino a Voiello e altri ancora), pubblicate nel nuovo numero in edicola da martedì 23 ottobre, testimoniano però un cambio di passo: i pastai italiani non hanno retto la pressione dei consumatori e hanno cambiato rotta alle navi che importano il grano duro coltivato in altri paesi.
Sotto la spinta di un’opinione pubblica che da anni anche grazie ai test del Salvagente chiedeva una materia prima senza glifosato e Don, la cosiddetta vomitossina, il mercato si è dovuto adeguare. La bassa contaminazione da glifosato e l’assenza di alcune micotossine rispetto alle indagini analitiche svolte dal nostro giornale in anni recenti, raccontano di un frumento diverso, “coltivato in aree meno umide e per questo più solarizzato”, ci spiega il professor Alberto Ritieni, grande esperto dei micotossine, in queste pagine. La presenza contenuta di glifosato, poi, ci segnala l’impiego di un grano meno trattato di quello del Nord America che è “essiccato” chimicamente con il noto erbicida della Monsanto, ritenuto “probabile cancerogeno” dalla Iarc.
Addio al grano canadese… Continua a leggere: La verità sulla pasta italiana, il nostro test nel nuovo numero in edicola …


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