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 MANIFESTAZIONI CRIMINALI: LA VIOLENZA SULLE DONNE IN RETE

La violenza sulle donne, svoltasi nel tempo con modalità e tipologie assai diverse, sembra appartenere -è quasi superfluo sottolinearlo- alla storia stessa del genere umano e, nel nostro Paese, presenta una diffusione e un radicamento profondo.
Secondo i dati statistici ufficiali, provenienti dall’Istituto Nazionale di Statistiche, si stima che quasi sette milioni donne abbiano subito violenza almeno una volta nella vita.

Il 21% delle donne italiane, oltre 4,5milioni, ha subito nel corso della propria vita atti sessuali degradanti e umilianti, rapporti non desiderati e vissuti come violenza, abusi o molestie fisiche gravi come stupri o tentati stupri. Un milione e 157mila li ha sofferti nelle forme più gravi: 653mila donne sono state vittima di stupro, 746mila di tentato stupro. Gli autori della violenza di genere sono i partner e gli ex i principali: lo testimoniano il 13,6% delle donne tra i 16 e 70 anni.
Allarmanti sono anche le stime inerenti le molestie in Rete. Secondo i dati ufficiali, nel corso della propria vita, il 6,8% delle donne ha avuto proposte inappropriate o commenti osceni o maligni sul proprio conto attraverso i Social Network. All’1,5% delle donne è capitato che qualcuno si sia loro sostituito, per inviare messaggi imbarazzanti, minacciosi od offensivi verso altre persone.
Il ricco quadro complessivo che emerge dai dati quantitativi, su cui una nota di cautela va in ogni caso avanzata, è pur sempre un quadro desolante: malgrado trent’anni di battaglie femministe e di profonde riforme legislative, la violenza di genere è profondamente radicata nel tessuto sociale.
Anche il nostro ordinamento giuridico è stato a lungo permeato dalla violenza di genere. Non occorre andare neanche tanto indietro nel tempo per rendersi conto di ciò. Alcuni comportamenti erano stati giudicati«con indulgenza dal nostro ordinamento giuridico”, poiché in sintonia con la mentalità comune. Le consuetudini e le normative misogine ricevono ancora ampio consenso sociale, sebbene la cultura occidentale le ritenga ormai, non sempre a ragione, largamente e/o definitivamente superate.
Come acutamente rilevato, «[…] nelle società moderne, in una certa fase storica, il monopolio della violenza è passato dal singolo individuo allo Stato; però questo non è successo per quanto ha riguardato il monopolio del controllo della violenza sulle donne, che è rimasto all’interno della famiglia patriarcale, con consequenziale diritto per il pater familias, o per il marito, di praticarla».

SOMMARIO:
I. Il cyberspazio come ambiente a offesa persistente.
II. Il cyberstalking: molestia virtuale, danno reale.
III. Revenge porn e sextortion: l’intimità inesistente nell’era digitale.
IV. Stupro virtuale?
V. Considerazioni conclusive.

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