il pifferaio magico

C’era una volta una qualsiasi città di oggi invasa dai topi (stupri, violenza, furti, omicidi ecc) senza che alcun uomo riuscisse a trovare il sistema per farli fuggire. Uno straniero (ché tale è e si sente l’Artista) si offrì di liberare la città grazie alla sua misteriosa musica, alla sua Arte: si narrava che fosse in possesso d’un flauto magico (o di una conchiglia, per esempio) col quale potesse avocare a sé qualsiasi cosa. Non appena l’armonia dello straniero ebbe inizio, i topi, stregati, iniziarono a seguirlo finché, condotti con astuzia fuori città, non annegarono tutti nel fiume.
Il pifferaio-Benglia riprese a suonare, ma una melodia diversa questa volta, che attirò a sé tutti bambini (o chi avesse ancora il cuore di bambino) della città di Roma e li portò in giro a visitare TRILOGIA, ovvero tre mostre dedicate a tutta la sua produzione: collages, bronzi, acquaforti (Galleria l’indicatore d’arte contemporanea, Via delle Colonnette, 20), dipinti ad olio (Il riquadro, Viale Regina Margherita, 92) e pastelli (Domus Arte, Via Picardi, 5). Li portò, cioè, per salvarli, alla contemplazione della Bellezza dell’Armonia e della Perfezione.
I collages di Benaglia si propongono presentati in bacheche chiuse ove i fogli di carta ritagliati non sono incollati ma appuntati, restando così in rilievo sullo sfondo. Tra i temi dominanti c’è quello della foresta: “Gli animali nella foresta, “Foresta 1” e “Foresta 2”. La “selva selvaggia aspra e dura” di dantesca memoria è un mistero ambivalente tra angoscia e serenità, oppressione e simpatia come tutte le potente manifestazioni della vita. La foresta simboleggia l’inconscio proprio per le sue caratteristiche di oscurità e profondità. I terrori della foresta, sarebbero ispirati, secondo Jung, dal timore di rivelazioni dell’inconscio.
I bronzi ripropongono i temi cari quali quello della bicicletta, del gioco ecc ma sembra ancora più spasmodica la ricerca dell’equilibrio, non solo, ma dell’equilibrio nell’equilibrio, come in “Sognando di volare” (un essere stellato è in equilibrio su un piede appoggiato sulla mano dell’uomo sottostante), in “Equilibrista sulla ruota” (una ragazza è in equilibrio sulla punta del piede posato su una ruota a sua volta in equilibrio) o “Giocando con il cielo”.
Nei dipinti ad olio ed i pastelli, tra i tantissimi spunti, emerge il tema dell’orologio, con o senza lancette, sempre presente, per esempio nell’acquaforte “La pesca dell’orologio” o nel bellissimo dipinto ad olio dominato dalla massa degli orologi sparpagliati ovunque, per terra, sulla sedia ecc o, infine, nel pastello intitolato “L’ora preistorica” che vede vicini un animale fantastico, forse un dinosauro, ed un orologio da taschino senza lancette. Quando non si tratta di orologio da taschino è una pendola come nel dipinto ad olio in cui una sirena raccoglie le perle di una collana che si è frantumata in terra.
L’orologio, o la ruota (variante molto presente nell’Arte di Benaglia), simboleggiano il tempo, con il loro movimento e descrivono il ciclo della vita. Il centro del cerchio è considerato come l’aspetto immobile dell’essere, il perno che rende possibile il movimento degli esseri, opponendosi a questo ultimo come l’eternità al tempo. La curva evolutiva tra un inizio ed una fine cade sotto la possibilità di una misura, che altro non è che quella del tempo.
Sono echi alla passata esperienza del Surrealismo, richiami a Maestri quali Magritte, Gentilini o De Chirico che Enrico Benaglia però trasfigura secondo il proprio mondo, il proprio sentire e i propri colori.
Fausta Genziana Le Piane
http://www.faustartepoesia.org


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