di Fausta Genziana Le Piane

Un vero artista è testimone ed interprete del proprio tempo. E’ così per Francesco Lazzar la cui arte ha la capacità di decifrare le ansie dell’uomo moderno usando un linguaggio nuovo e tagliente.
Com’è arrivato Francesco Lazzar (due lauree e una specializzazione) all’arte dell’intarsio artistico su legno? La folgorazione è avvenuta tra le Dolomiti, nella bottega di un maestro artigiano del legno: si è riavvicinato con nuovi entusiasmi agli incastri, al seghetto, al trapano, a quegli attrezzi che aveva riposto anni addietro.

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 CITTADINE
Alberi

Vertigini cittadine, dicevamo dunque. Alcuni quadri di Lazzar, quali Prigione e libertà, Ritmi ascendenti, La finestra rossa, Dove andiamo?, Piazza dell’obelisco, sono vere e proprie costruzioni metaforiche, strumenti di analisi urbana. Un po’ labirinti e un po’ carceri, gli spazi urbani di Lazzar si rifanno a Piranesi e Escher. Viste dall’alto, le opere Ritmi ascendenti e Dove andiamo? ci risucchiano nella quotidianità soffocante (non ci sono aperture se non qualche finestra) di una vita cittadina stressante, turbinosa, alienante, vuota di progettualità e di spazi naturali, oltre che di umanità. Macchine e uomini divenuti robot sono i soli a poter vivere tali luoghi. Come per le Carceri, le sensazioni che derivano dall’osservazione sono di angoscia e sgomento: come Piranesi, Lazzar denuncia il decadimento della qualità della vita moderna: queste opere rappresentano un enigma forse senza via d’uscita e senza soluzione. L’allegoria mira a generare un effetto di vertigine “provocata non dalla mancanza di misure (perché mai Lazzar-Piranesi fu più geometra)”, ha scritto Marguerite Yourcenar a proposito di Piranesi ma ben si adatta a Lazzar, “ma dalla molteplicità di calcoli che si sanno esatti e che conducono a proporzioni che si sanno sbagliate”. In tal modo, come le Carceri, le opere di Lazzar mirano a trasmettere un senso di malessere, destinato a evolvere sino all’incubo, dato che questo mondo è “privo di centro ed è nello stesso tempo perpetuamente espandibile”.

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 CITTADINE
Ritmi ascendenti

Quanto a Escher, le cui opere sono molto amate dagli scienziati, logici, matematici e fisici (Lazzar è laureato in Economia e Matematica) che apprezzano il suo uso razionale di geometriche ed interpretazioni originali di concetti appartenenti alla scienza, il Nostro Artista ne respira le atmosfere certamente, ma non per ottenere effetti paradossali.
Parallelamente a questa denuncia sociale, Lazzar esalta la Natura e in particolar modo l’albero: si osservino con attenzione opere quali Prima neve, Magia del bosco e soprattutto Ultima spes che forse indicano la soluzione: recuperare il rapporto con la Natura. Come per Henry David Thoreau, che nel “Walden ovvero vita nei boschi”, scrisse la cronaca di due anni trascorsi tra il 1845 ed il 1847 in completa solitudine in una capanna sulle rive del lago Walden, sito vicino a Concord, allora importante centro culturale del Massachussets, bisogna andare nei boschi per vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita… per non scoprire in punto di morte di non aver mai vissuto.

Fausta Genziana Le Piane

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