a mio padre
E quando il sole scenderà dietro la collina,
d’improvviso resterà scuro questo prato
di margherite e primule.
Allor ti vestirai di gioia e di ghirlande intrecciate
per la tua festa, padre.
Resterà muto il cielo, silente dei tuoi occhi..
livida sul selciato e di cristallo l’ombra tua riflessa
e migrerai
con ali nuove in nuovi azzurri cieli, come la folaga
verso altri lidi che mai del sole vedono il tramonto.
Spiaggia d’autunno ora la vita,
deserta delle gioiose grida dei fanciulli
dei giochi e allegre risa dell’estate.
Spiaggia d’autunno,
battuta da venti di grecale..
E tu,
se preda divenissi d’immotivati sentori
che da ancestrali paure or s’evolvono,
più non potresti davvero sopportare
questo tempo che passa e tutto cambia..
che fa vecchio il bambino
e il cuore tuo ora piega alle arsure degli anni.
Ma se solo ascoltar volessi nel tuo animo lieve
quel fanciullo recondito
d’insaziabili avventure mai pago,
rivolgeresti gli occhi a poggi erbosi
e di lune piene il cantico dei lupi
selvaggio ancora avvertiresti,
lì..
a rivivere gli amori ed i sussulti mai dimenticati..
Ricordi persi tra le dita di questo tempo
vorace d’emozioni.
Ho visto addormentarsi gli occhi del mondo
attoniti, sopra ai tuoi occhi..
e un muto grido già serpeggia
lungo i fossi confusi di nebbia.
Trasparente come pelle d’uovo
il velo del tempo dividerà i destini
e un suono di fanfare echeggerà per te..
festoso e altisonante, mentre volerai via
implume ai primi battiti d’ali nel cielo
ora per sempre azzurro
al divenire tuo di luce, padre.
Gabriella Manzini
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