Gianni Rodari in biblioteca

di Eleonora Bellini

L’anno 2010, che sta per concludersi, è stato l’anno in cui tutti coloro che si occupano a diverso titolo di letteratura per ragazzi e di educazione hanno celebrato Gianni Rodari, dopo Collodi il più geniale scrittore per ragazzi italiano; ricorrono, infatti i novant’anni dalla sua nascita e i trenta dalla morte. Rodari nacque nel 1920 a Omegna sul Lago d’Orta e lì frequentò le prime quattro classi delle scuole elementari. Era un bambino con una corporatura minuta e un carattere piuttosto schivo, legava a fatica con i coetanei. Il padre Giuseppe faceva il fornaio nella via centrale del paese e morì di bronco-polmonite quando Gianni aveva solo dieci anni. In seguito a questa disgrazia la madre preferì tornare a Gavirate, in provincia di Varese, suo paese natale. Rodari leggeva molto e amava la musica. Molto sensibile, si confidava solo con pochi amici. Nel 1941 vinse il concorso magistrale e cominciò ad insegnare ad Uboldo come supplente. Molti anni dopo, quando era già noto giornalista e viveva a Roma, incominciò a pubblicare per la casa editrice Einaudi e la sua fama si diffuse in tutta Italia. Nel l970 vinse il Premio Andersen, il più importante concorso per la letteratura dell’infanzia. Al ritorno da un viaggio in URSS, compiuto nel 1979, cominciò ad accusare i problemi circolatori che lo avrebbero portato alla morte il 14 aprile del 1980.
In una recente intervista Roberto Denti, fondatore e direttore della Libreria dei Ragazzi di Milano, così ha ricordato Rodari, la sua riservatezza, il suo carattere schivo: Era un uomo piuttosto chiuso, non era facile diventare suo amico, parlava poco. Veniva da Varese e nel trambusto di Milano (che non è per nulla paragonabile ad oggi, ma era pur sempre una grande città) non si trovava molto bene. Mi ricordo la sua fine ironia e la capacità di fare battute fulminanti. Era un uomo molto colto con una fantasia incredibile. Non sapevo neanche che fosse nato ad Omegna, ne sono venuto a conoscenza molto tempo dopo. Non amava raccontare della sua vita e ricordare la sua infanzia anche perché non era stata molto felice, chi ha vissuto la vera miseria spesso tende a dimenticare quei momenti.

Quali “veri” libri per bambini c’erano prima di quelli di Gianni Rodari in Italia? Pinocchio e poco altro. Di Rodari, dunque, c’era bisogno in quegli anni – e forse c’è bisogno ancor oggi. Ripercorriamo qui dunque il percorso rodariano di una biblioteca, quella della Fondazione Achille Marazza di Borgomanero (NO) non per narcisismo o per autocompiacimento, ma per conservarne la memoria e per mettere in comune le esperienze. Sono tante ora le biblioteche per l’infanzia in Italia, ma un tempo non era così. E trent’anni volano via; i bambini di un tempo ora sono adulti, nuovi bambini si avvicendano, gli scaffali e le copertine colorate, la voglia di crescere e di imparare è sempre viva.

Che cosa ha fatto dunque la Biblioteca Marazza per Rodari e nel nome di Rodari in questi trent’anni? Qui di seguito diamo un breve excursus.
Nel 1981 la biblioteca (nata nel 1971) si apre alle scuole anche in orario antimeridiano. Bibliotecari ed insegnanti realizzano un programma di lavoro comune all’insegna della creatività. Il punto di partenza è dato dalla mostra Leggere Rodari, realizzata dalla Provincia di Pavia. Poi si prosegue aderendo alla Indagine sulla fantasia promossa da Mario Lodi ed estesa a tutta l’Italia. In biblioteca arrivano racconti, disegni, poesie, scritti da bambini su temi proposti dalla stesso maestro di C’è speranza se questo accade al Vhò: l’amore, il gioco, la guerra, la pace.
Nel febbraio 1982 arrivano in biblioteca oltre settecento opere di bambini in età compresa tra la prima e la quinta elementare. Con questo materiale viene allestita una mostra da esporre accanto a Leggere Rodari. Il suo titolo è La parola ai bambini; la mostra è accompagnata da un audiovisivo (diasonor, cioè diapositive con commento sonoro su cassetta, realizzato dalle bibliotecarie). In marzo, mentre l’esposizione è aperta al pubblico, arrivano a Borgomanero personalità note per il loro impegno nel campo della lettura, della letteratura, della psicologia infantile. Sono Roberto Denti, Guido Petter, Marcello Argilli, Mario Lodi, che incontrano insegnanti, bibliotecari, genitori e anche ragazzi. Seguono poi tanti altri momenti creativi che, a poco a poco, divengono quotidianità.
Nel 1986, ad esempio la proposta della Sezione Ragazzi e anche del neonato Sistema Bibliotecario del Medio Novarese è I bambini e la poesia. Laboratori rodariani in biblioteca. Da quell’anno i laboratori con le scuole proseguiranno ininterrottamente sino ad oggi. E con i lavori dei bambini la biblioteca partecipa al Premio alla Fantasia, indetto dal Centro Studi Gianni Rodari di Orvieto, prima, alle iniziative del Centro Studi Fantasilandia di Siano. Nel 1993 dei testi, numerosi e particolarmente originali, dei bambini si occupa in un articolo anche il quotidiano La Stampa.

roda - UNA LUNGA AMICIZIA

In questo 2010, infine, è tornata un’iniziativa rivolta a tutti, adulti e ragazzi: alla mostra “Rodari – Maulini. Dialogo a colori” si è affiancato il libro omonimo, nel quale, tra l’altro, si può leggere un epistolario inedito tra Gianni Rodari e Luigi Alberti, libraio e studioso di Omegna, su C’era due volte il Barone Lamberto, libro ambientato, appunto, in quella città. Ma non solo: una tavola rotonda con Pino Boero, Walter Fochesato, Maria Adele Garavaglia ha aperto la manifestazione. Ciascuno dei relatori ha contribuito a fare rivivere “il favoloso Gianni”: nella lingua, nel pensiero, nella sagacia, nel sorriso, nell’illustrazione e, ultima, ma non ultima, nella pratica scolastica.
A metà novembre partiranno i nuovi laboratori: tecniche e tematiche si sono diversificate negli anni; ora si può scegliere di costruire libretti pop-up, oppure di scrivere poesie o filastrocche oppure ancora di ascoltare letture dalle quali fare scaturire attività diverse; si possono conoscere più approfonditamente e dal “di dentro” i libri e la loro storia. Tutte le attività sono condotte all’insegna della creatività, dunque del metodo rodariano, e alcune ripropongono i contenuti delle poesie e dei racconti di Gianni Rodari. Perché i bambini sono importanti e perché maxima debetur puero reverentia.

Eleonora Bellini

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