Leviga l’ebbrezza imperfetta
di mani non più possedute
il giorno inselvatichito dall’assenza.
Sull’arteria recisa di un tramonto
tu – a tessere nuove attese
io – a riaprire le palpebre agli astri.
Portami con te
oltre la fame di Scilla
e la sete di Cariddi
dove la terra odora di zagara
e il mare ha sapore d’alcove sommerse.
Alessandra Dagostini, 27/05/09

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