da IL DENARO
Donne italiane e marocchine a confronto sulle pari opportunità.
E ne emerge che nel Paese maghrebino, dove nel 1997 c’erano solo due elette in Parlamento, oggi la percentuale della presenza femminile è superiore a quella italiana.
A Torino, al convegno “Pari opportunità nello spazio euromediterraneo” organizzato da Cicsene, si è guardato con interesse al percorso di emancipazione delle donne marocchine e agli spunti che suggerisce.
Oggi le donne nel Parlamento di Rabat (tra prima e seconda Camera) rappresentano il 10,6 per cento del totale, una quota superiore di quella italiana, che alle elezioni del 2001 si è attestata all’11,5 per cento alla Camera e all’8,1 per cento al Senato. Due i ministri donna in Marocco, altrettanti in Italia. La partecipazione alla vita politica è solo uno degli aspetti del movimento di emancipazione delle donne marocchine. Il varo del nuovo codice di famiglia, la possibilità per le donne di fare mestieri una volta solo maschili (ad esempio, il tassista), la revisione del codice penale con la criminalizzazione di tutte le forme di violenza nei confronti del genere femminile sono il segnale di un cambio di orizzonte.
“Queste conquiste nascono dalla coalizione tra le donne di tutte le formazioni politiche, al di là degli schieramenti – osserva la parlamentare del Marocco Amina Ouchelh, del Partito socialista d’iniziativa popolare – ma non sono che l’inizio. Ora serve una lotta per radicarle nella società, per mutare, oltre alla legge, anche la mentalità della gente”. “In questa particolare fase storica dell’Italia, in cui si continua a discutere di quote rosa, l’esperienza marocchina ci induce alla riflessione”, è il commento di Carla Martoglio, della direzione delle Politiche sociali della Regione Piemonte.
“In Marocco come donne abbiamo fatto molti passi avanti, ma adesso dobbiamo difenderli. Per questo dobbiamo guardare con attenzione alle prossime elezioni politiche del 2007”, dichiara la parlamentare marocchina Bouchra El Khiyari, tra i relatori dell’incontro.
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