di Cristiana Bullita

Scrive Angelo D’Orsi su Il Manifesto del 4 febbraio u.s.:
«Siamo davvero in una brutta temperie. Sono tempi bui per la verità storica. Svilita, ridotta a opinione, persino negata nella sua stessa possibilità di esistere. Il postmodernismo culturale sta procedendo come un gentile rullo compressore […] la Storia, prima è stata derubricata a doxa dal pervasivo incedere dei media [poi] è divenuta campo di scorrerie di politici i quali pretendono di stabilire, con leggi apposite, quali debbano essere le «verità» concesse [e] quelle negate».
È ancora il tempo delle verità di Stato contrapposte a quelle degli addetti ai lavori, degli storici. Esiste una oggettiva validità dei risultati del lavoro degli storici, che si avvale di fonti e si fonda su un metodo definito, rigoroso e convalidato dalla comunità scientifica. Quanto afferma uno storico è scienza e non idea soggettiva (pur ricordando, con Antiseri, che «un fatto è sempre un fatto inserito in una teoria») e non può in nessun modo essere equiparato al parere dell’uomo della strada. La tendenza invece è proprio quella di derubricare la storia a opinione, la scienza a ciarle salottiere. Tale orientamento è ovviamente funzionale a una certa politica, a quella che pretende di affermare a colpi di codice le “verità” più adatte all’esercizio del proprio potere. Il caso recente della Polonia, che con la legge 104 punisce penalmente chiunque sostenga complicità polacche con lo sterminio nazista, attesta questa pericolosa china.

mdv - 
 VERITA' STORICHE E VERITA' DI STATO: QUANDO E' LA POLITICA A 
 SCRIVERE LA STORIA
Ministero della Verità da “1984” di George Orwell

In 1984 di George Orwell, il Grande Fratello, attraverso il Ministero della Verità, riscrive e falsifica la storia ad uso e consumo dell’ideologia di partito.
«Per parecchi mesi, durante la sua infanzia, per le strade della stessa Londra si era svolta una confusa guerriglia urbana, di cui egli serbava in qualche caso un vivo ricordo. Tracciare la storia di quel periodo, precisare chi fossero, di volta in volta, gli antagonisti, sarebbe stato assolutamente impossibile, perché non esistevano documenti scritti, né testimonianze orali, che facessero menzione di schieramenti diversi da quello ora al potere. In questo momento, per esempio, nel 1984 (sempre che si trattasse del 1984), l’Oceania era in guerra con l’Eurasia e alleata con l’Estasia […] eppure Winston sapeva bene che solo quattro anni prima l’Oceania era stata in guerra con l’Estasia e alleata con l’Eurasia. […] A livello ufficiale, il cambiamento nelle alleanze non si era mai verificato: l’Oceania era in guerra con l’Eurasia, quindi l’Oceania era stata sempre in guerra con l’Eurasia».
I rovesciamenti di fronte vengono cancellati modificando tutti i dati storici relativi. E così «la menzogna diventa verità e passa alla storia».
«Un bel giorno il Partito avrebbe proclamato che due più due fa cinque, e voi avreste dovuto crederci». Come nella distopia orwelliana, la negazione della validità dell’esperienza è principio puro di ogni revisionismo. Non devi credere a ciò che vedi, non devi credere a ciò che sai.

Sostiene Zygmunt Bauman in Retrotopia che le voci degli storici
«non sono certo le uniche disponibili sulla pubblica piazza, né necessariamente, tra le tante voci in gara, le più facilmente percepibili o quelle più suscettibili di raggiungere il pubblico più ampio – mentre i loro più ingegnosi rivali, e i loro più spregiudicati controllori e amministratori, tendono a preferire alla verità dei fatti l’utilità pragmatica come criterio guida per distinguere le proprie narrazioni (giuste) dalle altre (sbagliate)».
Secondo il filosofo polacco «ci sono buone ragioni per ipotizzare che l’avvento del World Wide Web e di Internet abbia segnato il declino dei “Ministeri della Verità”, ma non certo il tramonto della “politica della memoria storica”»; infatti non sembra tramontare quella ‘politica della menzogna storica’ che pretende di operare un’arbitraria selezione dei fatti a fini politici. In effetti proprio nel Paese di Bauman la legge 104, esprimendo – come acutamente rilevato da Moni Ovadia – il concetto di una fondamentale innocenza ontologica della propria gente, nega, in nome di quella, dati, fatti e circostanze.
Il Partito affermava che l’Oceania era sempre stata alleata con l’Estasia. Wiston Smith sapeva invece che soltanto quattro anni prima l’Oceania combatteva l’Estasia. Purtroppo questa informazione era adesso soltanto un residuo instabile della sua coscienza. Tutte le fonti raccontavano la stessa bugia e sostenevano un deciso revisionismo di Stato. Così in Oceania nel 1984, così in diverse realtà politiche contemporanee.

«Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato».
(G. Orwell, 1984)

Categorizzato in:

Taggato in: